Ingordigia. Ancora.

Ancora, ne voglio ancora.
Salgo su fino in vetta. Il respiro da affannoso si è fatto inesistente. Metto un piede dopo l’altro davanti ai miei occhi che guardano verso il basso, la testa incapace di tenersi dritta.
So che mancano poche decine di metri, ma so anche che saranno durissimi.
L’acido lattico si è fatto padrone supremo delle mie fibre muscolari, il dolore è l’unica cosa che mi tiene cosciente, ricorda al me stesso lasciato a valle la voglia di raggiungere questa meta per me altissima.
Ne voglio ancora, solo questo refrain mi accompagna, datemi ancora forze, dei della montagna, regalatemi qualche altra briciola di energia.
Lasciate intatta in me la volontà di arrivare, scrollatemi di dosso i pensieri neri, rendeteli azzurri come il cielo che mi sovrasta.
Ancora un passo, perché ne voglio ancora.
Raggiungerò il punto di non ritorno, mi accascerò sulle forme desiderate di questa splendida roccia, ne annuserò gli odori immaginati, pianterò gli occhi nel bagliore del cristallo ripulito dal sole.
Nessuna musica che non sia Coltrane, nessuna parola che non sia silenzio.
Questo desidero, questo esigo da me stesso.
Ancora un passo, ancora ne voglio.
Manca poco, ormai, alla chioma bruna, a posare le mie mani sul viso di pietra del monte e asciugarne le stille d’acqua che hanno sfidato le ere della vita.
Voglio capirne l’essenza, amarne la natura intatta, purificarmi al suo contatto, voglio poter dire che sono suo quanto lei è mia.
Ecco, ancora pochi passi, perché la voglio tutta, ne voglio ancora, ed ancora.
Non riesco a fermare questa mia brama, la coltivo con la dedizione di un contadino nel deserto, tendo le mani a portare avanti il mio corpo stanco.
Mi guardo dal di fuori, e vedo un me stesso sconosciuto, arricchito da un sorriso che mi pervade l’animo.
Ci sono, non ho bandierine da piantare, non segni da lasciare del mio passaggio, se non me stesso.
Sono in vetta, ma ne voglio ancora, ancora.

Potrei forse volare, ora, probabilmente potrei saltare dall’alto senza paura di cadere.
Ho avuto quello che volevo, ma ne voglio ancora.
Mi stendo con il ventre che tocca i ciuffi d’erba, affondo il naso nella neve eterna.
Da bianca la vedo diventare rossa, e so che non è il mio sangue a colorarla, ma il mio calore.

Ne voglio ancora.
Fino alla fine.